Whiskey, Whisky o Bourbon?

Whiskey, Whisky o Bourbon?

18 / 09 / 2014

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Gli Irlandesi sanno farlo, gli Scozzesi sanno venderlo, gli Americani sanno berlo. Questo è uno degli adagi più famosi a proposito del whisk(e)y. Famoso perché naturalmente provoca reazioni “di parte” in chi lo legge, e famoso perché nomina le tre popolazioni che più hanno dato a una delle “acquavite” più famose e più bevute al mondo.

Cominciamo dal nome

Sì, perché la parola “whisk(e)y” è l’abbreviazione della espressione uisce beatha, appunto acqua della vita, acquavite, in Gaelico. Il nome di origine medievale è comune quindi sia all’acquavite di graspi d’uva, di grano e di patate (anche la parola vodka ha infatti la stessa origine) o del più nobile malto di cereali. Irlandesi e Scozzesi si contendono quindi l’origine tanto del prodotto quanto del nome, visto che lo Scozzese e l’Irlandese sono due dialetti del Gaelico, e ancora oggi quella “e”, presente nella grafia all’Irlandese e assente in quella alla Scozzese  fa da spartiacque tra due modi completamente differenti di intendere il whiskey da un lato e il whisky dall’altro. Così il whiskey irlandese viene distillato tre volte ed il suo malto è di cereali misti, mentre lo Scotch Whisky è distillato due volte ed il suo malto è d’orzo.

Lo zampino degli Americani…

Con la scoperta dell’America e l’avvento, nei territori che poi diventeranno il nucleo degli attuali Stati Uniti e parte del Canada, della dominazione inglese, il whisky si sposta anche nelle Americhe. E se la filosofia del whiskey canadese è più simile a quella irlandese che non scozzese, nella contea di Bourbon, Kentucky, è nato il “vero” whisky americano, il Bourbon appunto, caratterizzato dall’uso di malto di mais e segale. E gli Americani saranno anche arbitri, più o meno volontariamente, della contesa tra Scozzesi e Irlandesi per il controllo del mercato globale dei distillati tra fine del XIX Secolo e inizio del XX: con il Proibizionismo (1919-1933) e l’indipendenza irlandese dall’Inghilterra (1922), che causò l’ostracismo contro il whiskey irlandese, il whiskey irlandese perse il primato di vendita a favore dello Scotch whisky, entrando in un periodo di crisi dal quale ha cominciato a riprendersi solo dagli Anni Sessanta, con molte distillerie chiuse e la cessione della proprietà a industrie multinazionali.

E Che c’entrano i Giapponesi?

Il divario commerciale tra Whisky, Bourbon e Whiskey si è relativamente stabilizzato. Di fatto si tratta di tre prodotti, di tre filosofie del gusto e della degustazione, molto differenti tra loro. Una cosa è certa: con o senza la "e", con o senza il granturco, il whisky è diventato parte della cultura “pop” in libri e film, e questo mentre anche le vicende storiche ci mettevano lo zampino. Così è possibile oggi degustare dei whisky “alla Scozzese” ma prodotti in Giappone, o un whisky indiano che, a causa del caldo di Bangalore, soffre di “invecchiamento precoce”. Come dire: di uisce ne è passata sotto i ponti dai primi esperimenti dei monaci scozzesi o irlandesi, ma Whisky, Bourbon e Whiskey hanno nel loro aroma ancora tantissimo da raccontare.